Vini Principe Pallavicini Il vino, orgoglio della nostra terra.

 
 
 

 
 
 
 

 
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VINO, ARTE e LETTERATURA:

Il vino e la parola, quattro sensi pi� uno
    DI ROSSANO FERRAZZANO
     
  Le vin est la partie intellectuelle d'un repas. Les viandes et les l�gumes n'en sont que la partie mat�rielle.

Alexandre Dumas


L'esperienza offerta dalla degustazione di un grande vino porta sempre con s� l'impressione di un appagamento sensoriale completo, esaustivo, che non manca di nessuna parte.

Eppure la degustazione coinvolge principalmente tre soli sensi: la vista che scruta il colore, l'olfatto che indaga i profumi e il gusto che apprezza il sapore. In realt� anche il tatto � chiamato in causa, perch� il palato recepisce anche stimoli tattili di fondamentale importanza, e prima che il vino sia nel bicchiere anche le mani, seppure in maniera solo mediata (dal vetro, dal sughero, dal cavatappi, dal calice), hanno modo di prendere parte alla liturgia sensoriale della degustazione di un grande vino.

Invece l'udito, il senso che Schopenhauer considerava il pi� fedele rivelatore della sensibilit� intellettiva dell'uomo, rimane una porta chiusa per i poteri evocativi del vino, al di l� del momento minore in cui il vino esce giocoso dal collo della bottiglia per sedarsi subito appena caduto nel bicchiere, spumoso o fermo secondo la propria natura. Come spesso succede, tuttavia, la mancanza, l'assenza, l'imperfezione, danno la misura della vera dimensione delle cose. E' questo in realt�, pi� del potere inebriante e straniante dell'alcool, il vero dono divino che risiede nella bevanda sacra a Bacco: il silenzio.
Il silenzio del vino non � mutezza, ma � uno spazio offerto ad altre voci, che il vino invoca attraverso le forme e le suggestioni che esso induce negli altri sensi. Il silenzio del vino chiama la musica, il canto, il dialogo: invita al convivio. Nella solitudine, invece, il silenzio del vino invita alla lettura e alla meditazione - alle parole pure, solo scritte e pensate, non pi� pronunciate, ma pi� che mai risonanti nell'interiorit�.

Reagendo con un eccesso di sobriet� alla retorica dei sensi si potrebbe tuttavia considerare che non solo il bere, ma anche ogni altra occupazione che non sia troppo chiassosa offre ugualmente la possibilit� di ascoltare una musica, la voce di un amico o l'indistinto potere di un ricordo, come pure di dedicarsi alla lettura e alla meditazione.

In realt� c'� invece nel vino un potere speciale che ne fa qualcosa di unico, un potere che non risiede nell'alcool (tante sono le bevande alcoliche del mondo, eppure solo il vino ispira i poeti), ma nella infinita variet� delle sue forme e delle sue sfumature. E' un potere la cui forza si annoda per un capo nel gusto di chi lo assaggia e per l'altro nella profondit� delle radici delle viti da cui ha assorbito il proprio gusto.

E' in questa ambivalenza del termine "gusto", che � insieme sapore e preferenza, senso e forma, fisicit� e intelletto, che si deve ricercare il potere del vino. Significativamente, analoga ambivalenza si ritrova nel verbo latino "sapere", che significa insieme "avere conoscenza" ed "essere sapidi", "avere gusto di", appunto. Il fabbro di questo potere, colui che forgia la materia prima del vino in sottili scaglie di profumi e sapori, � l'uomo vignaiolo e cantiniere. In questa doppia veste - necessariamente distinta e congiunta - dell'uomo che si dedica al vino si scopre la doppia indole del vino stesso, si spiega la sua capacit� di parlare sia con la voce della natura, della terra da cui prende sostanza e sapore, sia con la lingua dell'uomo, che gli d� forma e significato.

Nel vino si scopre cos� il lavoro del vignaiolo, il cui umile compito � quello di concentrare nell'uva i sapori della terra e della vite che egli lavora con la maggiore fedelt� possibile: il compito del vignaiolo � quello dell'amanuense, e la sua arte la calligrafia, non l'invenzione letteraria n� la creazione. Questi sapori della terra e della pianta, della natura, sono la materia prima preziosa, il potenziale espressivo grezzo che parla ai sensi, ma che, informe, non saprebbe da solo risvegliare l'intelletto e invocare il silenzio, n� invitare la parola dell'uomo a colmare quel vuoto.

Nel vino, nel buon vino almeno, si ritrova per� anche il lavoro del cantiniere, il cui compito � quello dell'artista figurativo, quello di cogliere qualcosa di particolarmente interessante nel potenziale chimico ancora caotico e informe, racchiuso nelle uve appena giunte in cantina dalle vigne, e di adoperarsi perch� quel qualcosa possa essere inteso anche da altri, ma senza aggiungere nulla che non sia gi� nell'uva, nulla che non sia sempre reminescenza della terra e della pianta, della verit� originaria della vite e del vino.
"Siamo nel campo dell'astrazione. Il vino � un'opera d'arte astratta, non concreta, pu� evocare un paesaggio o uno stile per mezzo dell'astrazione, non direttamente. Goethe per primo ha fatto riflettere i pittori su questo aspetto, mettendo in risalto la persistenza e la memoria della retina, ci� che resta nella visione dopo che si � tolto l'oggetto. E' la base del lavoro degli astratti, che fissano ci� che resta nella retina e nella memoria, ma � anche quello che cerco di fare io con il vino." (*)

E' attraverso questo passaggio reinterpretativo, quando esso si compie consapevolmente nella mente e nello spirito del vigneron autentico, che il vino si eleva da prodotto di trasformazione agricola ad opera dell'umano ingegno, affine per ispirazione e per intenzione alle opere delle arti superiori. Giungendo sulla tavola del bevitore sensibile, il colore, il profumo, il gusto, la tattilit� e infine il silenzio di questo vino potente evocano le altre opere dell'ingegno umano: la musica, il dialogo, la letteratura, la poesia; infine, la riflessione.
Di ognuna di queste cose il vino sa essere specchio profondo, ed � per questo che il vino � l'inchiostro, non il sangue della terra, come spesso si dice, e di ogni terra e di ogni gente sa scrivere e raccontare la storia pi� vera.



(*) Anselme Selosse, vigneron biodinamico e autore di grandi interpretazioni del vino di Champagne.
 
 
 
 


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